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Selected Author: Alberto Giacometti

Author Pieces Available (click to enlarge):  

No title (Paris Dec 1955)


Value estimate: 125 €. Piece Code: 61204 Status: available


Alberto Giacometti

(Author claim only in Italian). Da intervista del 1963: << Alberto Giacometti: "Sono uno scultore mancato" >>


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Title: No title (Paris Dec 1955)

Technique: Litograph; # 680/1000 , 31x48

(Author biography only in Italian). ALBERTO GIACOMETTI nasce a Borgonovo (Stampa), nel cantone svizzero dei Grigioni, nel 1901. Fin dall'attività giovanile, i tratti geniali del suo lavoro sono evidenti: ne è testimonianza il “Portrait de jeune fille”, del 1921, con cui si apre l'esposizione. Subito dopo il veloce apprendistato, l'artista studia all'accademia di Parigi e s'interessa d'arte africana. L'influenza nella formazione degli interessi africani è evidente nella prima scultura monumentale, la “Femme cuillère”, del 1926. Negli anni Venti, a Parigi, Giacometti viene in contatto con il movimento surrealista: lavora con André Breton e Salvador Dalì, partecipa alle attività del gruppo, realizza opere improntate agli stilemi artistici del movimento (tra le quali è presente in mostra “L'Objet invisible”). Negli anni Trenta, Giacometti inizia a mutare orientamento espressivo; è del 1934 la definitiva rottura con il gruppo surrealista. Tutta l'esperienza accademica viene messa in discussione, in favore di una nuova riflessione artistica del tutto personale: il ritratto è il luogo del conflitto creativo, lo stesso che aveva determinato la rottura con il surrealismo. Giacometti inizia un lungo processo di ricerca che durerà tutta la vita. Egli analizza il rapporto tra la natura e la rappresentazione: dalla realtà e dai ricordi della sua vita, soprattutto infantile, nascono le prime forme espressive, che mutano e si trasformano nelle opere scultoree. Attraverso un atto creativo infantile, quasi guidato dall'istinto di un bambino, oggetti inanimati divengono esseri umani. Le sculture sembrano prodotte da un movimento continuo di distruzione e ricostruzione, che crea un passaggio di forme, una trasformazione della materia da una natura all'altra, da un oggetto all'altro. Si vedano, in mostra, opere quali “La Forêt” (1950) o “Etudes de pommes”, del 1956. Dopo il 1934, un drammatico evento segna la vita di Giacometti: la morte del padre. Per dieci anni egli si dedica incessantemente ad un'analisi introspettiva, in quasi totale isolamento artistico. Ne derivano riflessioni sulla vita e la morte, che generano figure sempre più sottili ed esili, quasi invisibili, di cui è esempio “Groupe de trois hommes”, del 1943-49. Negli oli e nei disegni, cui si dedica a fasi alterne nel corso della sua attività, egli ritrae se stesso, il fratello, la moglie in un processo di costruzione e distruzione, perseguitato da un'ossessione d'inadeguatezza continua nella rappresentazione del reale che lo porta a distruggere un numero impressionante di opere. Dopo il 1950 inizia il periodo più fecondo: figure filiformi e immateriali si ergono, volatili, come la serie delle “Femme de Venise”, realizzata per la Biennale del 1956 o “Homme qui marche I, “del 1960. Al 1959 appartengono le litografie del libro “Paris sans fin”, frutto della collaborazione tra l'artista e l'editore Triade, per un libro dedicato a Parigi, quasi un diario dell'autore durante il suo soggiorno nella capitale francese. Nel 1962 vince il Premio per la scultura della Biennale di Venezia. Alberto Giacometti muore a Chur nel 1966. Tra le innumerevoli citazioni che descrivono l’arte di Giacometti, riportiamo alcune frasi dell’artista stesso: <<”Un giorno quando stavo disegnando una giovane ragazza, all'improvviso ho notato che tutto ciò che era vivo in lei era il suo sguardo. Il resto della sua testa, non era per me che il cranio di un uomo morto. Uno vorrebbe scolpire una persona vivente, ma ciò che la rende realmente viva è senza dubbio il suo sguardo... Tutto il resto non ne è che la cornice">>.

 

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